L’era post partitica
Panta rei. Cambiano i luoghi, i tempi, le consuetudini sociali, la cultura ed ogni altra cosa.
E’ cambiato anche il modo di fare politica ed il significato stesso di questo termine. Aristotele arrossirebbe davanti ai politici contemporanei.
La “destra”, “la sinistra”, gli schieramenti di “centro” sono soltanto termini di archeologia semantica.
Quello che oggi conta non è il fine della politica ma, più semplicemente, il fine utilitaristico di “essere uomo politicante”.
La moralità è soltanto un termine che sa di stantio, il “bene comune” è come il peperoncino, una spruzzatina su tutto non fa mai male. Ovviamente, basta limitarsi soltanto alla sua menzione.
Un po’ come scriveva Umberto Eco: “stat rosa pristina nomine, nomina nuda tenemus" (la rosa, che era, [ora] esiste solo nel nome, noi possediamo soltanto nudi nomi).
Dei “partiti politici” rimane soltanto un nudo nome.
Oggi si tiene più al “fare” che all’”essere”. Invece che gli schieramenti a contare sono gli ideali. Tutto bene no? Cosa ci lamentiamo a fare?
Giusto trovare accordi su finalità condivise. Il problema è che i programmi degli pseudo partiti politici si limitano ad essere delle vetrine di buone intenzione. Come se trovassero linfa vitale nelle massime che si sentono nei concorsi di bellezza: la fine delle guerre, salvare il nostro pianeta, l’eliminazione della disoccupazione, mandare in pensione i lavoratori quasi anziani per far posto ai giovani, ecc. Impossibile non convergere su questi punti? Se poi ci volessimo mettere anche la sconfitta della morte, a prescindere, filerebbe tutto liscio come l’olio.
Allora cosa ci scandalizziamo a fare quando vengono fatti accordi e accordicchi che hanno lo scopo non certo di far passare riforme serie e risolutive dei cancrenosi problemi, che da troppo tempo ci portiamo dietro, ma servono per mantenersi saldi al potere?
Non scomodiamo troppo neanche i “movimenti” che hanno battuto e messo nell’angolo la democrazia.
Invece di seguire la politica con lo stesso spirito degli avventori di un bar dello sport, scendiamo in piazza, andiamo in massa a votare e cambiamo faccia alla politica.
Chi non si impegna per cambiare il mondo, non ha nessun diritto di lamentarsi.
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