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LA CHESA DELLA SANTISSIMA TRINITA' ( DEI GRECI ORTODOSSI)

Chiesa della SS. Trinità dopo l'abbattimento del quartiere circostante

Le prime comunità greche si insediarono a Livorno nella secondo metà del '500. Insediamento sicuramente favorito dalla promulgazione delle leggi Livornine, ma dovuto soprattutto al fatto che i greci traferitisi nella nostra città erano dei valenti marinai e per tale motivo godettero del favore dei Medici. Si stabilirono nei pressi della Pieve di San Jacopo in Acquaviva, in cui celebravano i loro riti, Fu proprio per questa ragione che l'area ad essa circostante prese il nome di Borgo dei Greci.
In breve tempo la comunità aumentò di numero a tal punto che la Pieve non più sufficiente ad ospitarla, così il Granduca Ferdinando I, gli concesse il permesso di costruire una nuova chiesa in via della Madonna.
La sua costruzione fu ultimata nel 1605 e dedicata alla Santissima Annunziata.



Interni della chiesa della SS: Annunziata


In seno alla comunità Greca sono sempre state presenti molti motivi di dissidio, dovuti soprattutto a ragioni teologiche.
La fazione ortodossa tentò più volte di prendere il sopravvento su quella degli uniti.
Per questo motivo, appellandosi ai privilegi concessi dalle leggi Livornine, nel 1757 ottennero un Editto da Francesco II di Lorena in cui si dichiarava ufficialmente la scissione della comunità greca ortodossa e gli si concedeva il permesso di costruirsi una chiesa per il loro rito.
Vi riporto il testo dell'editto:


«S.M.F. a forma di Privilegi del Gran Duca Ferdinando Primo del di 10 Giugno 1593 accorda in Livorno a Greci di comunione diversa dalla Greco-Cattolica la Iibertà di esercitarla con queste condizioni:
Che fabbrichino una Chiesa dove congregarsi a loro spese.
Che questa abbia due Porte, una nella strada pubblica senza verun segno sacro, né inscrizione, e uniforme in tutto, e per tutto a quella dell'altre Case, e I'altra interna, nella quale sarà loro permesso di apporvi ciò che distingue I'altre Chiese.
Che non abbia Campane al Pubblico, ne altri instrumenti equivalenti per convocare il popolo.
Che non goda veruna immunità né locale, né personale, né reale.
Che sia ufiziata da un Cappellano di questa Rito da nominarsi da Loro, con I'obbligo tutte Ie volte di esibire le sue Dimisorie al Segretario della giurisdizione.

Che queste Dimisorie, previo il Regio exequatur, debbano registrarsi nella Cancelleria di Livorno.
Che questa Chiesa sia in tutto indipendente dall'altra Greco-Cattolica, che già esiste in Livorno, di rispetto alle Persone, che a beni, che potesse legittimamente acquistare, di sorte che i Greci d'una comunione sieno incapaci di tutti i Legati, Sussidj caritativi dell'altra,
consenso dell'Arcivescovo di Pisa, abbiano la piena libertà di pasChe tutti i Greci, che vogliono vivere nella Comunione di questa Chiesa sieno tenuti di farvi descrivere per tali dal Cappellano, e che se ne debba sempre conservare il registro perché in qualunque tempo costi della Religione, che hanno profeziata in Livorno.
Che i Greci descritti nella Chiesa Greco-Cattolica, non possano ammettersi sotto qualunque protesto, e titolo alle funzioni di Religione, amino che non portino la fede d'essere erroneamente stati ascritti nell'altra, e che non si facciano descrivere nel Registro sopra ordinato.
Che tutti i Greci di questa Comunione col
sare nella Chiesa Greco-Cattolica, sempre che si facciano cancellare dal Registro dell'altra.
Che né I'una, né l'altra Chiesa abbia la potestà d'inquisire veruna persona diqualunque grado per fatti di Religione· seguiti fuori delli stati di S.M.F. ».

(Editto di Francesco II di Lorena del IS Luglio 1757, Livorno, Archivio di Stato)

Subito dopo l'autorizzazione, i greci ortodossi ricavarono il loro luogo di culto al piano terreno, di un edificio in via della Rosa Bianca. Quella stanza era conosciuta come la "sala della pallacorda piccola". 

L’8 gennaio 1760 il papàs Michele Janakopoulos di Corfù inaugurò la nuova chiesa dedicata alla Ss.ma Trinità.Il Piombanti nella sua Guida ci narra le vicende che portarono alla costruzione di questa chiesa,  e ce la descrive minuziosamente:"Gli Scismatici, che insieme cogli uniti frequentavano la Chiesa della SS. Annunziata, tentarono di prevalere nella medesima e di farsene assoluti padroni; non essendo riusciti nell'intento, a cagione della fermezza del parroco Atanasio De Mori il 14 Luglio dell'anno stesso ottennero un decreto dal granduca Francesco II (allora anche imperator d'Austria) il quale permetteva loro di edificare a proprie spese ed a certe condizioni una chiesa separata.
Osteria della Rosa Bianca

Dettero dunque in detto anno principio alla fabbrica, e siccome presso la medesima era un' osteria all'insegna della Rosa Bianca, il popolo, per distinguerla da quella dei Greci uniti, la chiamò la chiesa della rosa bianca, e tal nome fu dato anche alla strada sulla quale sorgeva.
Via della Rosa Bianca
La chiesa loro doveva aver due porte, una sulla strada pubblica, senza verun segno sacro od iscrizione (e l'ha in Via del Giardino n 32), l'altra sul di dietro con distintivo di chiesa, né doveva aver campane
Ingresso in Via del Giardino 32

Ha la stessa forma di quella dei Greci uniti, ma è assai più piccola; c'è di più un pulpito di marmo con un bassorilievo di Lorenzo Bartolini, esprimente S. Giovanni Crisostomo che predica al popolo.





 
È messa a stucco con dorature; nella volta son dipinti mediocremente in tela i quattro evangelisti, e la SS. Trinità cui è dedicata la chiesa. 


  
Il gineceo è di marmo;


  l'iconostasio dorato.



E' ricco d'intagli, ed ai lati delle sue tre porte, come a quelli delle dodici immagini degli apostoli in alto, son colonnette d' ordine corintio. 

Andrea

Bartolomeo

Filippo

Giacomo

Giovanni

Luca

Marco

Paolo

Pietro

Simone

Tommaso


L' iconostasio contiene inoltre: l' immagine di S. Basilio,
San Basilio


della Madonna,



della SS. Trinità,

 
di S. Giovanni Battista, e di due angioli calpestanti il demonio, sulle due porte laterali.
In istile bisantino. Dietro l' altare è frescata la Vergine col bambino Gesù;


sui due minori vedesi colorita la natività del Salvatore



ed il suo battesimo.


Un piccolo iconostasio posto nel mezzo sostiene un quadretto del Redentore o del santo di cui si fa la festa, che chiunque entra in chiesa, segnandosi, bacia.
 

 

Di faccia al principale ingresso è dipinta l' adorazione dei Magi. Molti altri sono i quadri i quali nel sancta sanctorum od in altre stanze annesse, si osservano, ma non hanno pregio artistico. Possiede ancora la chiesa arredi di molto valore, non che messali ed altre argenterie magnificamente cesellate, doni in massima parte dell'imperator di Russia Niccolò I". 
(G. Piombanti, op. cit. p. 323)

Nel 1908, a seguito del piano di "risanamento" della Venezia la chiesa venne a d avere una vera e propria facciata, non essendo più inglobata nelle costruzioni circostanti.

Prospetto della facciata
 

Questa la planimetria di come era collocata la momento della sua edificazione


  

Questa la planimetria dopo le demolizioni della via della Rosa Bianca, via Borgo Vecchio, via dei Magnani operate per dare spazio ed areazione all'Ospedale di Sant'Antonio, così come voluto dal sindaco Rosolino Orlando. Aria del tutto inutile, considerato che pochi anni dopo (1928), fu deciso di costruire di sana pianta un nuovo ospedale, radendo anche quest'ultimo al suolo:

La chiesa della SS. Trinità venne a trovarsi completamente isolata. Vi si giungeva dalla nuova via S. Antonio, attraverso un viale che portava al piazzale antistante. Una possente cancellata la separava dai giardini dell'ospedale

Ospedale di Sant'Antonio


Nessuno avrebbe mai immaginato che la stessa chiesa, solo pochi decenni dopo, avrebbe dovuto subire il triste destino, riservato a tutte le costruzioni che si trovavano in quel triangolo maledetto.
“Inaspettatamente, dopo sommarie indagini condotte in solo otto giorni, il 6 giugno 1935 fu emanata una legge speciale per il risanamento di Livorno e la costruzione del nuovo Palazzo del Governo (questura e prefettura) da ubicare nell'area dell'ospedale di S. Antonio(...) Fino dal 1933 erano proseguite sottobanco le demolizioni nel centro, strettamente legate ad interessi di alcune importantissime banche come il Banco di Napoli che entra in possesso in via Cairoli. La comunità greco ortodossa in quegli anni era probabilmente quasi inesistente a Livorno e quindi non ci fu una controparte decisa ad ostacolare il progetto di demolizione; nonostante una lettera di protesta (ma non e stata ritrovata) dell'Arcivescovo di Costantinopoli, segnalata negli indici dell'Archivio Comunale”.
(A cura di E. De Paz, op. cit, p. 10)
Abbiamo memoria di come fosse stata costruita e delle sue dimesioni grazie alla stima catastale del 1922 redatta dagli uffici tecnici del comune, ritrovata casualmente in una collezione privata. Ve ne riporto alcuni stralci.
“La valutazione adunque dell'indennita da corrispondersi per l'esproprio della Chiesa Ellenica si effettuerà sulla base del valore costruttivo attuale del fabbricato, stimando a parte, coi criteri ordinari di stima il valore del terreno che le corrisponde.
II compito è facilitato dal proposito della parte espropriata di mantenere di sua proprietà quanta di notevole ed alla medesima interessante possa esistere, di facilmente asportabile, nella Chiesa, come il pulpito, e l'Iconostasion, gli stalli, il Portale del Matroneo, le sei tele inquadrate fra i fregi del soffitto e delle pareti.
Esistono parimente nell'edificio sei tombe privilegiate per Ie quali la parte espropriata ha già manifestato il proposito di accogliere nella Cappella del Cimitero di sua proprietà in via M. Mastacchi; (...) Spogliata così dei suoi arredi e delle poche parti su mensionate facilmente asportabili, la navata si riduce ad un vecchio ed umido salone, ove nulla di quanta vi rimane, forma, strutture, parti ornamentali, etc. ne riveli la sua origine di carattere ecclesiastico, come privo di ogni val ore artistico e quanto rimane; il soffitto, che già è stato detto, presenta lesioni. e deterioramenti (...)”

Importantissima testimonianza, collegata alle uniche immagini (del 1939 - 1941) esistenti della chiesa, è quella della Soprintendenza delle Belle Arti. Questo è l'elenco di quanto presente al suo interno:




"Chiesa greca ortodossa dell' Assunzione a Livomo: grandiosa e ricca iconostasi in legno scolpito e dorato in stile rococò, con le tre porte per il rito




e ricca cimasa che contiene il crocifisso

 



fiancheggiato dalle immagini della Vergine
 e di San Giovanni.

Nell'ordine sottostante Cristo benedicente fra la Vergine e il Battista e ai lati i dodici apostoli.




In basso ancora quattro pannelli con S. Basilio, la Vergine col Bambino, la Trinità, il Battista.
Nei pannelli delle porte I' Arcangelo Gabriele e Michele.




Si tratta di pitture a olio di tarda maniera bizantina, probabilmente del sec XVII-XVIII di diversa mano e merito.
Alle pareti della chiesa sono appese sei tavole:
Madonna con Bambino in trono, figura intera
Madonna con Bambino a mezza figura
Santo in piedi in abiti sacerdotali greci
II Battista figura intera in piedi
Madonna con Bambino seduta in trono
La Trinità con angeli nella parte inferiore.
Lavori in tavola anche bizantini dei sec. XVII- XVIII
Tabernacoletto (nel mezzo della chiesa) con due tavolette:
il Presepio
Tre angioli a mensa e un santo inginocchiato.
Intorno alla chiesa stalli a spalliera in noce elegantemente e abilmente scolpiti, lavori del sec XVIII (altri quattro stalli eguali a questi si trovano nell'ingresso),
Nel coro, dietro l'iconostasi: Quattro tavole (appese ai muri): il Battista - santo a mezza figura; altro santo a mezza figura - S. Pietro e S. Paolo.
(In due altaretti) I' Adorazione dei pastori e il Battesimo di Cristo.
Ai muri trentatré quadretti di vari soggetti e qualità, tutti come i precedenti di tarda epoca e maniera bizantina, oggetti generalmente di scarso interesse e valore d'arte.
Nel coretto: tavola (a 1-1,50 circa) con storie di Cristo e d'altri santi, della solita maniera sopraddetta.
Soffitto della chiesa a stucchi eleganti e graziosi che raechiudono cinque pannelli sagomati in tela con la Trinità e quattro Evangelisti tutti lavori del sec XVIII d'arte nostrana.
Nel muro di fondo: pannello come i precedenti con l'Eterno.
Nel muro sopra il coro: pannello come i precedenti con l'Eterno.
Cantoria in marmo e balaustra di marmi policromi su belIe mensolone a voluta del sec XVIII.
Nell' andito a lato della chiesa: ventinove quadretti su tavola di svariato soggetto religioso e merito ma generalmente mediocri della solita maniera bizantina tarda.
Due tele a olio: Sacra Famiglia
I'Adultera,
Cristo fra la Vergine e il Battista 0,30 x 0,40
L' Annunciazione a. 0,50-1. 0,40
Noli me tangere a. 0,60-1. 0,40
La Vergine deposta nel sarcofago da tre angeli a. 0,30-1.0,70
Un angelo che solleva il Battista accennando all'alto a.1.0,40-0,30
San Egidio dinnanzi al cervo a. 0,30-1. 0,20
Natività della Vergine e altre storie a. 0,30-1. 0,20
Vergine a mezza figura col Crocifisso a. 0,40-1. 0,30
La Vergine col Bambino a busto a. 0,25-1. 0,20
Tela a olio a. 1,10-1. 1,00 Cristo tra i dottori sec XVIII. In
cornice del tempo (simile alle altre due del corridoio a lato della chiesa).

(Archivio della Soprintendenza B.A.A.A.S. di Pisa, Lucca, Massa e Carrara, Livorno, Chiesa Greco-Ortodossa).

Le foto furono scattate dal Nicolò Cipriani della Soprintendenza di Firenze nel 1936.
La chiesa doveva essere demolita nel 1940, a codizione che venisse costruito un nuovo luogo di culto per gli ortodossi.
Il piano particolareggiato di espropriazione (su menzionato) stabiliva che il pulpito, il matroneo, il coro ligneo con 48 stalli, l'iconostasi, il matroneo, il portale di marmo esterno e le cornici di marmo che rivestivano l'interno delle finestre; venissero trasportate nel nuovo luogo di culto.
Gli arredi sacri, i quadri e gli altri documenti, sarebbero stati conservati nei locali del museo civico cittadino.  
Le tombe furono traslate nel cimitero Greco di Via Mastacchi. dove oggi si trova la chiesa greca ortodossa della Dormizione della Madre di Dio.
Durante la seconda guerra mondiale, per preservare anche questi beni dai bombardamenti (in merito si legga: http://antoniateoli.blogspot.it/2016/11/il-salvataggio-dei-monumenti-livornesi.html), furono trasferiti nella villa medicea di Poggio a Caiano.
Nel 1947, al momento della riconsegna dei beni, ci si rese conto che erano andati dispersi il pulpito, il matroneo, l'iconostasi in legno scolpito,  e molti altri beni.
Tutto quanto fece rientro nella nostra città, è ammassato in qualche magazzino del Museo Civico.
A leggere la descrizione della chiesa e a vedere queste immagini si stringe il cuore.


Traetene le debite conclusioni, sperando che possiate, almeno voi, trovare un senso in tanta opera di devastazione. 

Di come si sia arrivati alla scellerata decisione di raderla al suolo, insieme al suo quartiere, ne abbiamo già parlato: http://antoniateoli.blogspot.it/2016/07/il-risanamento-della-citta-di-livorno.html




Bibliografia:
A cura di De Paz Elisabetta, Documentazione storico urbanistica sulla comunità greca e sulla Chiesa della SS. Trinità, Giardini Editore, Pisa
Giuseppe Vivoli, Annali di Livorno, dalla sua origine all'anno di Gesù Cristo 1840, Tomo Quarto, Sardi, Livorno, 1842
Giuseppe Piombanti, Guida storica ed artistica della città e dei contorni di Livorno, Livorno, Gio Marini Editore,1873
A cura di G. Passarelli, Le iconostasi di Livorno, Pacini Editore, Pisa, 2001
P. Castignoli, La comunità livornese dei Greci non uniti, in La Canaviglia,  anno IV, gen-mar 1979, pagg. 3-7
L. Bortolotti, Livorno dal 1748 al 1958, Olschki, Firenze 1970





























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