Ripercorriamo la storia dell'antico ospedale di Livorno, il primo, che si trovava nella zona antistante il porto. Per il suo ampliamento fu utilizzato il Bagno dei Forzati e, successivamente, demolita una suggestiva area, sacrificando palazzi e mura impregnate di salmastro e storia.
Vi riporto un articolo di Alceste Cristofani in Liburni Civitas del 1906.
"Essendomi capitato sott'occhio il disegno che il comm. Rosolino orlando, presidente dei R.R. Spedali riuniti, ha fatto eseguire per far rivivere la storia delle località dove sorge il Nosocomio livornese, e per far note le modificazioni, gli abbellimenti allo Spedale e alle adiacenze, che apporterà il suo vasto progetto, mi è balenata l'idea, come di cosa buona, e fors'anche utile pei lettori del Liburni Civitas, di illustrare il mirabile progetto di riforme e di risanamento, che solo la mente fervida e geniale, il fermo volere e l'ingegno elevato di Rosolino Orlando potevano concepire, con grandezza di concetti, e portare sollecitamente a termine, adoprando quella tenacia di propositi che è dote dell'egregio uomo, e lo fa riuscire sempre in qualsiasi impresa, anche attraverso a difficoltà che per altri sarebbero insormontabili.
Il progetto di risanamento, di riforma, d'ampliamento dello Spedale, e il conseguente sventramento dei quartieri adiacenti, che rendevano quella zona indecente e insalubre, corrisponde ad importantissime necessità della vita livornese, da tanto tempo richieste dalla generalità dei cittadini, i quali consideravano però come un sogno irrealizzabile quanto l'Orlando traduce oggi energicamente in fatto compiuto.
Vi riporto un articolo di Alceste Cristofani in Liburni Civitas del 1906.
"Essendomi capitato sott'occhio il disegno che il comm. Rosolino orlando, presidente dei R.R. Spedali riuniti, ha fatto eseguire per far rivivere la storia delle località dove sorge il Nosocomio livornese, e per far note le modificazioni, gli abbellimenti allo Spedale e alle adiacenze, che apporterà il suo vasto progetto, mi è balenata l'idea, come di cosa buona, e fors'anche utile pei lettori del Liburni Civitas, di illustrare il mirabile progetto di riforme e di risanamento, che solo la mente fervida e geniale, il fermo volere e l'ingegno elevato di Rosolino Orlando potevano concepire, con grandezza di concetti, e portare sollecitamente a termine, adoprando quella tenacia di propositi che è dote dell'egregio uomo, e lo fa riuscire sempre in qualsiasi impresa, anche attraverso a difficoltà che per altri sarebbero insormontabili.
Il progetto di risanamento, di riforma, d'ampliamento dello Spedale, e il conseguente sventramento dei quartieri adiacenti, che rendevano quella zona indecente e insalubre, corrisponde ad importantissime necessità della vita livornese, da tanto tempo richieste dalla generalità dei cittadini, i quali consideravano però come un sogno irrealizzabile quanto l'Orlando traduce oggi energicamente in fatto compiuto.
I locali ospitalieri, ormai divenuti insufficienti, resi inadatti alle moderne esigenze per le cure mediche e chirurgiche, la cattiva areazione delle sale e degli altri locali di servizio, la assoluta mancanza di ambienti per i convalescenti, facevano ritenere che l'ospedale nostro dovesse essere tolto da quella località e costruito dalle fondamenta in posto più aperto e areato.
Il progetto Orlando, invece, risolve completamente la questione apportando allo Spedale tutte le volute migliorie, liberandolo dalla cerchia infetta e soffocante delle luride case adiacenti, e facendo così avvantaggiare incomparabilmente la decenza e la igiene con la demolizione di tutti i vecchi quartieri diroccati e cadenti, senza riapri, dove tanta povera gente arbitrariamente brulicava, mostrando il raccapricciante spettacolo della miseria più triste e dolorosa.
Rosolino Orlando concepì la generosa e umanitaria idea; si innamorò di essa, e ad essa dedica tutta la sua bella energia di uomo operoso e volenteroso, dotato di tutte le forti qualità che sono retaggio della sua famiglia.
Quella tempra di lavoratore si esplica ora nel compimento del vasto progetto, e io sono convinto che il suo lavoro sarà presto compiuto, quando si pensi che egli tracciò il proprio programma con questa frase, che è tutta una promessa, tutta un'affermazione: La mia decisione è ormai presa e nessuna difficoltà me la farà abbandonare, che inserì coraggiosamente in una circolare diretta ai concittadini perché lo aiutassero a chiedere al Governatore il mantenimento di quegli obblighi che fino dal 1860 si era assunti verso lo Spedale: obblighi che permetteranno l'esecuzione del completo piano da lui immaginato, e che, come vediamo, è già stato largamente iniziato.
Il progetto Orlando, invece, risolve completamente la questione apportando allo Spedale tutte le volute migliorie, liberandolo dalla cerchia infetta e soffocante delle luride case adiacenti, e facendo così avvantaggiare incomparabilmente la decenza e la igiene con la demolizione di tutti i vecchi quartieri diroccati e cadenti, senza riapri, dove tanta povera gente arbitrariamente brulicava, mostrando il raccapricciante spettacolo della miseria più triste e dolorosa.
Rosolino Orlando concepì la generosa e umanitaria idea; si innamorò di essa, e ad essa dedica tutta la sua bella energia di uomo operoso e volenteroso, dotato di tutte le forti qualità che sono retaggio della sua famiglia.
Quella tempra di lavoratore si esplica ora nel compimento del vasto progetto, e io sono convinto che il suo lavoro sarà presto compiuto, quando si pensi che egli tracciò il proprio programma con questa frase, che è tutta una promessa, tutta un'affermazione: La mia decisione è ormai presa e nessuna difficoltà me la farà abbandonare, che inserì coraggiosamente in una circolare diretta ai concittadini perché lo aiutassero a chiedere al Governatore il mantenimento di quegli obblighi che fino dal 1860 si era assunti verso lo Spedale: obblighi che permetteranno l'esecuzione del completo piano da lui immaginato, e che, come vediamo, è già stato largamente iniziato.
L'area del vecchio Spedale, prima dell'esecuzione del progetto di Rosolino Orlando |
Prendendo, dunque, ad illustrare l'accennato disegno, è necessario non solo risalire alla primitiva storia del nostro Spedale, ma, meglio ancora, far conoscere come nacque, e come si esplicò in Livorno, la beneficienza spedaliera.
Il primo istituto di beneficienza comparve nel 1147. Era questo un ospizio di carità. Fatto a similitudine di quelli dell'età antica, creati nel IV secolo da S. Basilio, e che ebbero per prima residenza la Cappadocia.
Qesti istituti si componevano di due reparti: il primo provveduto di tutto l'occorrente per ricevere i pellegrini e i viandanti, durante i loro faticosi viaggi, l'altro provvisto di letti e di medicinali per soccorrere e aiutare gli infermi.
Fu uno di questi ospizi che per il primo esercitò la beneficienza ospitaliera in prossimità del villaggio di Livorno e fu chiamato Spedale di S. Leonardo di Stagno, al quale Alessandro III nel 1164 assegnava, per l'assistenza, le monache di Ognissanti.
Questo Spedale sorgeva in una specie di fortilizio all'incrocio della strada di Pisa e delle Guasticce; fu poi soppresso e ridotto ad abitazione rurale.
Un altro Spedale esisteva nell'interno del villaggio nel 1286, chiamato Spedale di Caterina da Pisa.
Il primo istituto di beneficienza comparve nel 1147. Era questo un ospizio di carità. Fatto a similitudine di quelli dell'età antica, creati nel IV secolo da S. Basilio, e che ebbero per prima residenza la Cappadocia.
Qesti istituti si componevano di due reparti: il primo provveduto di tutto l'occorrente per ricevere i pellegrini e i viandanti, durante i loro faticosi viaggi, l'altro provvisto di letti e di medicinali per soccorrere e aiutare gli infermi.
Fu uno di questi ospizi che per il primo esercitò la beneficienza ospitaliera in prossimità del villaggio di Livorno e fu chiamato Spedale di S. Leonardo di Stagno, al quale Alessandro III nel 1164 assegnava, per l'assistenza, le monache di Ognissanti.
Questo Spedale sorgeva in una specie di fortilizio all'incrocio della strada di Pisa e delle Guasticce; fu poi soppresso e ridotto ad abitazione rurale.
Un altro Spedale esisteva nell'interno del villaggio nel 1286, chiamato Spedale di Caterina da Pisa.
L'esistenza in alcune case di Livorno di piccole lapidi portanti scolpita la sigla qui riprodotta fece supporre a qualcuno che ci fosse un altro Spedale; altri credette che lo Spedale di S. Antonio fosse stato fondato per ordine di papa Alessandro IV.
E' certo invece che queste sigle non appartenevano e non avevano niente a che fare con lo Spedale di S. Antonio, essendo da tutti gli storici riconosciuto che Alessandro IV nel 1255, quando tolse ai pisani la scomunica loro inflitta dopo la battaglia della Meloria, impose ad essi l'obbligo di erigere in Pisa un nuovo Spedale che fu poi quello di S. Chiara.
In dotazione a questo Spedale furono assegnate alcune case del villaggio di Livorno, le quali vennero contraddistinte con la detta sigla, portante lo stemma del nuovo Spedale di Pisa e l'iniziale di Papa Alessandro.
Due sole di queste sigle furono poi ritrovate: una in uno stabile di Piazza Vecchia, poi di S. Giovanni, l'altra sulla cantonata di via dell'Oro che fu poi sostituita dalla via del Monte d'Oro; una di queste lapidi si conserva attualmente nel Civico Museo.Il terzo Spedale, che la storia registra, è l'attuale, che fu chiamato di S. Antonio.
E' certo invece che queste sigle non appartenevano e non avevano niente a che fare con lo Spedale di S. Antonio, essendo da tutti gli storici riconosciuto che Alessandro IV nel 1255, quando tolse ai pisani la scomunica loro inflitta dopo la battaglia della Meloria, impose ad essi l'obbligo di erigere in Pisa un nuovo Spedale che fu poi quello di S. Chiara.
In dotazione a questo Spedale furono assegnate alcune case del villaggio di Livorno, le quali vennero contraddistinte con la detta sigla, portante lo stemma del nuovo Spedale di Pisa e l'iniziale di Papa Alessandro.
Due sole di queste sigle furono poi ritrovate: una in uno stabile di Piazza Vecchia, poi di S. Giovanni, l'altra sulla cantonata di via dell'Oro che fu poi sostituita dalla via del Monte d'Oro; una di queste lapidi si conserva attualmente nel Civico Museo.Il terzo Spedale, che la storia registra, è l'attuale, che fu chiamato di S. Antonio.
La storia si confonde un po' sulla sua
origine, non essendo mai stato possibile ritrovare le tavole della
sua fondazione, né sappiamo se esso provenga dall'unione dei due
antichi Spedali di Stagno e di Caccialoste, o sia stato fondato
indipendentemente dagli altri due.
E' accertata però la sua esistenza nel
1831, dalla quale epoca si comincia a parlare per la vendita di una
casa dello Spedale fatta a certo Fusino Marcucci.
Il Piombanti, confortato anche dagli
Annali livornesi del Vivoli, fa poi la storia dello Spedale in questi
termini:
"Per lunghi anni si mantenne in umile
condizione; nel 1472 aveva dieci letti pei malati d'ambo i sessi,
assistiti da Antonio di Giuliano e dalla sua moglie Piera a ciò
destinati dalla Comunità. Nel 1582 il Comune lo cedeva al granduca
Francesco I, che sembra lo ponesse sotto l' am ministrazione di
quello di Pisa. Ferdinando I (rescritto del quattro Febbraio 16OO) lo
restituiva alla Comunità di Livorno, ordinandone l'ingrandimento
coll' acquisto di due case in Via S. Antonio, ed assegnando , tre
anni dopo, dieci scudi il mese al dottor Pancrazio Marranghi perchè
ne assumesse la cura.
Il Bagno dei forzati |
Nel 1612 ne fu affidata formalmente la
direzione ed il servizio ai frati Ospitalieri di S. Giovanni di Dio,
i quali corrisposero con carità e zelo alla missione loro affidata
fino al 1861 in cui vennero licenziati.
L'anno 1733 il pio governatore di Livorno Giuliano Capponi lo accrebbe a proprie spese d' una corsia sulla Via S. Antonio, ed il Santelli ne riporta un'iscrizione commemorativa che a suo tempo vi si leggeva. Nel 1766 gli ebrei di Livorno edificarono, a proprie spese, un ospedale militare (posto in Via degli scali della Darsena) e ne fecer dono a Pietro Leopoldo. Quindici anni dopo, detto granduca aumentò l'ospedale di S. Antonio, dando all'ingrandimento il suo nomo, per trasportarvi i soldati ammalati, e ridurre a militar caserma il dono dogi' Israeliti. Questo grande ricovero dell' egra umanità è stato successivamente ingrandito in varie epoche".p. 180
Nello svolgersi dei tempi, la popolazione andò costantemente ad aumentare pel crescere dei traffici, per l'iniziarsi delle industrie; e per effetto di tali miglioramenti accrebbero i bisogni della città e principalmente quelli della cura degli infermi. Per tal modo il Nosocomio dovendo ingrandirsi, principiò ad utilizzare i locali lasciati liberi dal bagno Penale.
Questo Bagno, che era servito per tanti anni agli ampliamenti dello Spedale, fu costruito per ordine di Ferdinando I nel 1602. Vi si tenevano rinchiusi i barbareschi, fatti schiavi dalle galee di S. Stefano, i condannati al remo, ed i bonavoglia, specie di galeotti volontari al servizio delle galee, i quali hanno trasmesso siano ai nostri tempi l'appellativo con il quale sogliono tuttora chiamarsi i vagabondi viziati e coloro che sono dediti alle cattive azioni.
Esaminiamo, ora, quali sono state le trasformazioni avvenute nell'edifizio eretto a Ferdinando I del quale attualmente rimangono appena scarse vestigia.
Vediamo infatti il lato destinato a corpo di guardia trasformarsi in ufficio del giuoco del lotto, con la grande finestra a lunetta del primo piano dalla quale si bandivano i numeri estratti.
L'anno 1733 il pio governatore di Livorno Giuliano Capponi lo accrebbe a proprie spese d' una corsia sulla Via S. Antonio, ed il Santelli ne riporta un'iscrizione commemorativa che a suo tempo vi si leggeva. Nel 1766 gli ebrei di Livorno edificarono, a proprie spese, un ospedale militare (posto in Via degli scali della Darsena) e ne fecer dono a Pietro Leopoldo. Quindici anni dopo, detto granduca aumentò l'ospedale di S. Antonio, dando all'ingrandimento il suo nomo, per trasportarvi i soldati ammalati, e ridurre a militar caserma il dono dogi' Israeliti. Questo grande ricovero dell' egra umanità è stato successivamente ingrandito in varie epoche".p. 180
Nello svolgersi dei tempi, la popolazione andò costantemente ad aumentare pel crescere dei traffici, per l'iniziarsi delle industrie; e per effetto di tali miglioramenti accrebbero i bisogni della città e principalmente quelli della cura degli infermi. Per tal modo il Nosocomio dovendo ingrandirsi, principiò ad utilizzare i locali lasciati liberi dal bagno Penale.
Questo Bagno, che era servito per tanti anni agli ampliamenti dello Spedale, fu costruito per ordine di Ferdinando I nel 1602. Vi si tenevano rinchiusi i barbareschi, fatti schiavi dalle galee di S. Stefano, i condannati al remo, ed i bonavoglia, specie di galeotti volontari al servizio delle galee, i quali hanno trasmesso siano ai nostri tempi l'appellativo con il quale sogliono tuttora chiamarsi i vagabondi viziati e coloro che sono dediti alle cattive azioni.
Esaminiamo, ora, quali sono state le trasformazioni avvenute nell'edifizio eretto a Ferdinando I del quale attualmente rimangono appena scarse vestigia.
Vediamo infatti il lato destinato a corpo di guardia trasformarsi in ufficio del giuoco del lotto, con la grande finestra a lunetta del primo piano dalla quale si bandivano i numeri estratti.
1 Porta di ingresso alla piazza dell'ospedale - 2 Ufficio del gioco del lotto - 3 Camera di Commercio |
La porta del Bagno, che il volgo chiamò Bagnaccio, divenne porta di ingresso alla piazza dello Spedale, sulla quale venne dipinto a forma di frontone un pregevole affresco dovuto al pennello del pittore Francesco Rivera.
Il
piazzale del Bagno, il lato che fronteggia l'ingresso e il lato
sinistro, furono adibiti al servizio ospitaliero, e nella chiesetta
interna principiò ad officiare la compagnia dei Catecumeni.
Nel
lato esterno del bagno che dalla porta dell'Ospedale conduce alla
Purificazione venne impiantata la tipografia Coltellini che stampò i
trentatré volumi dell'edizione francese dell'Enciclopedia; dopo vi
si stabilirono le Stanze dei pubblici pagamenti, la Camera di
Commercio, e ai tempi nostri la Banca Popolare Cooperativa.
Il
disegno più sopra riportato rappresenta l'ultima trasformazione
avvenuta nel 1860 dei rimanenti locali del Bagno, quando cioè la
chiesa della Purificazione era stata restaurata, fatta la facciata
esterna nella via della Banca e costruito il nuovo campanile.
Un'altra
trasformazione subì il fabbricato dalla parte dell'angolo in via S.
Giovanni e la piazza d'Armi, dopo la morte del benefico signore
fiorentino Angelo Galli – Tassi, avvenuta nel 1802. Nel posto dove
si estraevano i numeri del lotto fu iniziato il progetto di facciata
centrale dello Spedale, dovuto all'architetto Conti. Lavoro che
rimase interrotto, come attualmente si vede , per mancanza dei fondi
occorrenti, essendosi spese nella costruzione di quel solo lato quasi
tutte le 250.000 lire provenienti dall'eredità Galli-Tassi.
Da quell'epoca lo Spedale non ebbe altre notevoli trasformazioni all'infuori di quelle interne intese a migliorare sempre più la cura degli infermi e a corredare il nosocomio di gabinetti speciali, di sale operatorie, bagni, letti in ferro, etc.
Le trasformazioni avvennero però nella sua amministrazione e lo Spedale in diversi tempi cambiò nome.
Infatti vediamo che dopo la restaurazione del Granducato di Toscana, per la riunione dello Spedale di S. Antonio con quello della Misericordia che fu poi Ospedale militare e delle donne, e che ebbe sede in via S. Fortunata, il Nosocomio prendeva il nome di RR. Spedali Riuniti; nel 1865 quando fu istituita la Commissione Amministratrice gratuita, cambiò ancora di nome adottando quello di Ospedale di Livorno, e nell 1833, per gli effetti del nuovo stato che imponeva al Comune di Livorno il rimborso di tutte le differenze provenienti dal bilancio, essendo cessati i sussidi governativi, fu chiamato Ospedale Civile di Livorno.
Era doveroso però che uno spedale assunto a una grande importanza dovesse vivere di vita propria, e non sperare negli aiuti del Comune, tanto più che questo stato di cose comprometteva l'autonomia dell'Amministrazione.
Infatti vediamo che dopo la restaurazione del Granducato di Toscana, per la riunione dello Spedale di S. Antonio con quello della Misericordia che fu poi Ospedale militare e delle donne, e che ebbe sede in via S. Fortunata, il Nosocomio prendeva il nome di RR. Spedali Riuniti; nel 1865 quando fu istituita la Commissione Amministratrice gratuita, cambiò ancora di nome adottando quello di Ospedale di Livorno, e nel 1833, per gli effetti del nuovo stato che imponeva al Comune di Livorno il rimborso di tutte le differenze provenienti dal bilancio, essendo cessati i sussidi governativi, fu chiamato Ospedale Civile di Livorno.
Era doveroso però che uno spedale assunto a una grande importanza dovesse vivere di vita propria, e non sperare negli aiuti del Comune, tanto più che questo stato di cose comprometteva l'autonomia dell'Amministrazione.
Avendo la fortuna di trovarmi, nei 1898, a capo di quell'Amministrazione, proposi alla Commissione la riforma dello Statuto nel senso che lo Spedale acquistasse completa autonomia e riassumesse il nome di RR. Spedali Riuniti in omaggio anche alle tradizioni, in omaggio alle antiche tradizioni provenienti dai rescritti granducali del 1818, che regolano tuttora gli Spedali toscani, i quali distinguevano gli spedali in regi e in comunitativi, annoverando tra i primi quelli di Firenze, Pisa, Livorno e Pistoia.
E ritenni far cosa utile a ripristinare il primitivo nome perché con lo intitolarsi Regio lo Spedale avrebbe avuto maggiore forza nel far valere le ragioni dell'Opera pia, per ottenere quanto è stato generalmente richiesto da tutta la cittadinanza, dalle associazioni e dai corpi morali, perché finalmente il Governo rispetti le diposizioni 30 giugno 1860 emanati dal ministro Ricasoli, che stabiliva che lo Spedale doveva essere ricostruito in migliori condizioni di salubrità, a spese del Governo.
Era doveroso però che uno spedale assunto a una grande importanza dovesse vivere di vita propria, e non sperare negli aiuti del Comune, tanto più che questo stato di cose comprometteva l'autonomia dell'Amministrazione.
Infatti vediamo che dopo la restaurazione del Granducato di Toscana, per la riunione dello Spedale di S. Antonio con quello della Misericordia che fu poi Ospedale militare e delle donne, e che ebbe sede in via S. Fortunata, il Nosocomio prendeva il nome di RR. Spedali Riuniti; nel 1865 quando fu istituita la Commissione Amministratrice gratuita, cambiò ancora di nome adottando quello di Ospedale di Livorno, e nel 1833, per gli effetti del nuovo stato che imponeva al Comune di Livorno il rimborso di tutte le differenze provenienti dal bilancio, essendo cessati i sussidi governativi, fu chiamato Ospedale Civile di Livorno.
Era doveroso però che uno spedale assunto a una grande importanza dovesse vivere di vita propria, e non sperare negli aiuti del Comune, tanto più che questo stato di cose comprometteva l'autonomia dell'Amministrazione.
Avendo la fortuna di trovarmi, nei 1898, a capo di quell'Amministrazione, proposi alla Commissione la riforma dello Statuto nel senso che lo Spedale acquistasse completa autonomia e riassumesse il nome di RR. Spedali Riuniti in omaggio anche alle tradizioni, in omaggio alle antiche tradizioni provenienti dai rescritti granducali del 1818, che regolano tuttora gli Spedali toscani, i quali distinguevano gli spedali in regi e in comunitativi, annoverando tra i primi quelli di Firenze, Pisa, Livorno e Pistoia.
E ritenni far cosa utile a ripristinare il primitivo nome perché con lo intitolarsi Regio lo Spedale avrebbe avuto maggiore forza nel far valere le ragioni dell'Opera pia, per ottenere quanto è stato generalmente richiesto da tutta la cittadinanza, dalle associazioni e dai corpi morali, perché finalmente il Governo rispetti le diposizioni 30 giugno 1860 emanati dal ministro Ricasoli, che stabiliva che lo Spedale doveva essere ricostruito in migliori condizioni di salubrità, a spese del Governo.
L'ultima picconata che completamente distruggerà l'antico luogo di pena dal quale il Tacca tolse i soggetti pel suo splendido gruppo che si ammira in Livorno, viene data con l'attuazione del piano di risanamento ideato da Rosolino orlando.
Esso consiste – come ho più sopra detto - nell'isolare tutto il fabbricato dai luridi quartieri che si ammassavano all'intorno e che toglievano allo Spedale la luce e l'aria tanto necessarie alle cure dei poveri ammalati, circondandolo di ampi e ben areati giardini, e di vasti piazzali che permetteranno agli infermi di affrettare la convalescenza.
L'ampio giardino occuperà in tutta la sua lunghezza la via di S. Giovanni fino alla via S. Antonio, e la via del Giardino fino alla Piazza del Villano, costituendo così due magnifiche arterie che dalla piazza Vittorio Emanuele condurranno direttamente al mare.
Gli stabili sono in gran parte demoliti, e sull'area della via S. Giovanni sarà tracciata una bellissima strada, che dalla vecchia Dogana, ridotta a Palazzo del Commercio, permetterà di vedere la Capitaneria del porto.
Lungo la via della Banca, dove risiedeva la Camera di commercio, verrà costruita la nuova grande facciata principale dello Spedale, la quale riprendendo le linee del disegno dell'architetto Conti, costituirà un superbo palazzo della moderna architettura, dovuto all'ingegnere Adriano Padoa.
La facciata posteriore dello Spedale, che guarda il mare, sarà costruita dalla vecchia chiesa di S. Antonio alla qu3ale verrà modificata la facciata, e dal corpo dello Spedale aggiunto nel 1733 dal benefico gonfaloniere Capponi, riuniti da una elegante cancellata che darà accesso al Nosocomio.
La vetusta chiesa di S. Antonio che fu prima oratorio, poscia chiesa di villaggio e del castello, rimodernata con sentimento artistico, pur conservando le primitive linee, riuscirà di una sveltezza mirabile, liberata dal lurido fabbricato che sorse nella trasformazione della vecchia caserma dei Lanzi esistente nel 1507: e con la ricostruzione del campanile merlato, riuscirà un'opera più gradita ai fedeli e più attraente a coloro che si recheranno a vistare la più antica chiesa livornese.
Oltre le accennate riforme esterne, che accresceranno la salubrità dello Spedale, il progetto Orlando si completerà co, dare più razionale disposizione alle corsie degli ammalati, con la modificazione dei servizi in modo che essi procedano con la maggiore prontezza e siamo più efficaci per le cure; con un riscaldamento regolare in tutto lo Spedale; con l'impianto delle cucine nel centro del fabbricato, affinché a mezzo di appositi ascensori il vitto sia distribuito con rapidità, e con lo aumentare delle sale pei sanitari, destinandone una parte per le riunioni scientifiche.
Con una spesa molto inferiore a quella occorrente alla costruzione di un nuovo Ospedale, Rosolino orlando ha, con l'attuazione del suo programma, risoluto il problema ospitaliero, avendo già allontanato dal Nosocomio gli infermi di mallattie infettive e specialmente i poveri tubercolitici, pei quali fu costruito il Sanatorio Umberto I in Collinaia.In questa opera veramente grande di civiltà e di progresso il Comm. Orlando ha efficaci cooperatori i componenti la Commissione Amministratrice e la Direzione sanitaria; ma è singolarmente infaticabile, e costituisce un miracolo di attività, l'attuale direttore amministrativo cav. Uff. Giacomo Mellini che è intelligente interprete e solerte esecutore delle idee del Presidente.
Livorno, solennizzando il terzo centenario della sua consacrazione a città, vede sorgere nel centro dell'antico Castello una grandiosa opera edilizia, dove verranno accolti e curati con vera e illuminata scienza i miseri infermi che trovano certo, nelle ampie corsie luminose, nei circostanti giardini, conforto ai mali che li affliggono.
Il visitatore futuro dei nostri Spedali, se porrà mente che proprio in quel luogo, detto il Bagno dei Forzati, in secoli non lontani si raccoglievano i malfattori più tristi, gli uomini più perversi, che si credeva di domare con la sferza e con le catene, dovrà inneggiare al progresso ed alla civiltà dei tempi nuovi, che sono riusciti a trasformare il fortilizio eretto da Ferdinando I dei medici nell'asilo della carità e della scienza.
(Alceste Cristofani in Liburni Civitas, 1906)
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