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L'ABBATTIMENTO DEL RIVELLINO DEL CASONE E LA COSTRUZIONE DI PIAZZA CAVOUR

In una cartografia dell'epoca è visibile la parte Nord dell'attuale Piazza Cavour, occupata da Bastione del Casone


"L' animo benigno del sovrano si volse presto a Livorno, e, fin dal 1829, fece por mano a tagliare ed abbattere il rivellino del Casone, ove furon fabbricate di poi le vaste abitazioni che vi si vedono. Sul fosso venne edificato un ponte (allargato da ambe le parti nel 1862), per mettere in comunicazione la Via del Casone con quella del bel subborgo che ebbe nome Via Leopolda (ora Ricasoli), e presso il medesimo ponte, dalla parte, interna, fu finita nel 1832 la nuova Porta Leopolda sulla quale leggevasi questa iscrizione: Munificentiae Leopoldi II M. E. D. ob ancia civium commercia urbis, aream laxatam, ponte et porta extructis."

 (P. Volpi, Guida del Forestiere per la città e contorni di Livorno, utile ancora al livornese che brama di essere istruito dei particolari della sua patria, Livorno 1846) 
Porta del Casone - Anonimo del XIX secolo

"Prima finiva all' imboccatura di Via Reale e di Via Serristori ed aveva nome Via delle Quattro Cantonate; c' era una caserma militare detta popolarmente il Casone, che ha dato poi il nome alla strada; la caserma fu tagliata (e n'esiste una parte segnata col num. 11), insieme col rivellino, nel 1829, e la via si prolungò fino alla Piazza Cavour, ove eressero la Porta Leopolda. II taglio della caserma e del bastione del Casone, la porta S. Leopoldo, il ponte, furon disegni pubblicati nel 1828 dal conte Luigi Cambra; Digny ed eseguiti poi dall'architetto Tommaso Fabiani".
(G. Piombianti, Guida storico artistica della città e dei contorni di Livorno, Gio Marini Editore, Tipografia Mannini 1873)


Il nuovo granduca Leopoldo II (1824-59) si accinse ben presto ad abbellire Livorno di nuove strade, di nuovi edifìzi, di nuove porte, di nuovi ponti. Nel 1829 poi ordinò che si alienassero circa 25.000 braccia quadrate di terreno spettante alle regie fabbriche, rasente gli antichi spalti del Casone e di S. Cosimo. E ben presto quello spazio, acquistato da ricchi privati, si vide trasformato in uno dei meglio fabbricati quartieri. Infine quel principe, oltre ad aver bonificato la Paludetta fuori Porta S. Marco, già fomite di perniciose esalazioni, ed aver fatto costruire nuovi acquedotti per fornire più abbondantemente di acque la città, ordinò di attuare una importante riforma.
Poiché i sobborghi de' Cappuccini, di Acquaviva e del Borgo Reale erano così fittamente popolati da costituire quasi un'altra città, il Governo granducale pensò che, abbattendo la linea doganale circoscritta dal perimetro delle vecchie mura, si sarebbe tolto il principale ostacolo al libero commercio tra interno ed esterno, e si sarebbe esteso a migliaia di persone il benefìcio del porto franco. Stando a quello che ha scritto su questo argomento l'ingegner Manetti, il quale diresse i relativi lavori tra il 1835 e il '37, l'agglomerazione urbana era divisa allora in due parti: « dentro le mura una popolazione di 40.000 abitanti circa e di fuori una di 35.000 anime, separate e impedite nei loro commerci da una linea doganale. Perciò fu deciso di allargare la cinta fino all'estremità dell' abitato, includendovi anche i sobborghi.

Siffatti lavori iniziati a marzo del 1835 e interrotti a causa del colera allora scoppiato, furono ripresi subito dopo e ultimati nel marzo del '37, cosicché col 1° aprile successivo ebbe principio 1' esazione delle gabelle alla nuova linea doganale .

Via del Casone (Odierna via Cairoli) - Immagine della collezione Leonardi

Dopo un così grande ampliamento, entro questa terza cerchia delle mura si contavano 2936 case, più del doppio che nella seconda, la quale ne conteneva 1459 (precisamente1477 di più), spariti i vecchi sobborghi del Borgo Reale e dei Cappuccini, come pure quello recente del Casone.
(
Carlo Tesi, Livorno dalla sua origine sino ai nostri tempi, Livorno, Serraglini, 1897) 


"In questa bella piazza, ingrandita dopo l' allargamento del ponte nel 1862, circondata da ampie e pulite abitazioni moderne, nella quale fanno capo grandi e regolari strade, sorge il monumento a Cavour.
Dopo la sua morte, parecchi cittadini proposero d'innalzargli una statua, e nominarono una commissione per provvedere a quanto occorreva, la quale raccolse danari da privati e da tredici pubbliche tombole, eseguite sulla Piazza Mazzini. 


Fatti i modelli dai livornesi scultori Giovanni Paganucci e Vincenzo Cerri, la statua fu allocata a questo, periodo. L'Accademia delle Arti del disegno a Firenze giudicò migliore il suo. La commissione donò la statua al Municipio, che a sue spese ne fece fare l'imbasamento , col disegno dell' architetto Arturo Conti, ove scolpirono queste parole: A Camillo Benso conte di Cavour i Livornesi nel 1871.


Il quattro Giugno di detto anno, decimo anniversario della sua morte, il monumento venne solennemente inaugurato. La statua costa lire 30000; si notò specialmente che il suo presentarsi al pubblico colla mano in tasca non è segno di troppa educazione: per tutto il monumento furono spese lire 109577, 51. Prima del 1862 la
La statua (di Cavour) è alta metri 4,36; la base 4,33; il resto 1,01;tutto il monumento dal piano della piazza metri 9,75.S.

Piazza si chiamò del Casone, perché venne aperta dopo l' abbattimento della prossima caserma di tal nome. Vi sboccano: Via del Casone; Via del Telegrafo; Via degli scali d' Azeglio, già Scali di Porta Murata ; Via dell'Indipendenza; Via Michon, in memoria di questa nobile famiglia che ha dato diversi gonfalonieri alla città; Via degli Elisi; Via Ricasoli; Via della Pace; Via Ginori, a ricordanza del governatore Carlo Maria; Via Maggi; Via degli scali
Cosimo, per la quale prima s'andava al teatro di questo nome, poi Arena Labronica (distratta); Via dei Fulgidi.


Quantunque il tempo dei palazzi sia passato, secondo Niccolò Tommaseo, si potrebbe chiamar così quello fatto da Innocenzo Gragnani, di tre piani, con colonne di tre differenti ordini architettonici, detto popolarmente il palazzo rosso. Giovan Batista Picchianti edificò il casamento di faccia, ove Carlo Santoponte ha un grande e ricco laboratorio di corallo.



Via Ricasoli, innanzi Via Leopolda; v' entrano: Via Sardi, che rammenta il benemerito cittadino Pietro Sardi; Via delle Bandiere,da un'osteria omonima; Corso Umberto; Corso Amedeo; Via delle Ville; Via Calzabigi, la quale ricorda il poeta livornese Ranieri. Bella è la palazzina di n. 20 disegnata da Angiolo Della Valle.
Sul quadrivio formato dall' incontro dei Corsi Umberto ed Amedeo, i quali prima ebbero nome Via del Corso Reale, perché la deputazione che fondò la Chiesa di S. Maria del Soccorso vi fece eseguire, per alcuni anni, una corsa di cavalli con fantino, cui assisté anche la corte, è la villa Attias,
ora appartenente a Nicolas Scaramanga, che l' ha fatta magnificamente ricostruire ed ornare, in modo particolare e nuovo, dal romano architetto Antonio Cipolla. Ci sono buoni freschi di Antonio Bruschi.



Corso Umberto. Fin dal principio di questa strada vedesi il mare in lontananza, di là dalla Porta che ne ritiene il nome". 
(Giuseppe Piombianti, Guida storico artistica della città e dei contorni di Livorno, Gio Marini Editore, Tipografia Mannini 1873)



Vi invito a leggere l'interessante articolo di Stefano Ceccarini "Dal bastione del Casone a Piazza Cavour", in “Il Pentagono”, n. 3, maggio/aprile 2011, pphttp://www.google.it/url?sa=t&rct=j&q=&esrc=s&source=web&cd=3&ved=0ahUKEwjNhqH0gL7NAhXIvhQKHcX0BC8QFggvMAI&url=http%3A%2F%2Fwww.granducato.com%2FartPDF%2Fparteuno.pdf&usg=AFQjCNEUFo0tpWZbufXuyRiqUpD1oi1csw.

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