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LIVORNO NEL 1700



Nel 1700 Livorno era una città molto popolata e con fiorenti attività commerciali e servizi.
Sono rimasta colpita dal fatto che vi si trovasse una biblioteca con 40.000 volumi!
Erano presenti ben 25 compagnie di assicurazioni e molte altri interessanti realtà.
Vi invito a leggere le note tratte dal testo di Giuseppe Piombanti, Guida storica ed artistica della città e dei contorni di Livorno (1873), e di soffermarvi sulla descrizione dei quartieri che la componevano.
Ognuno di essi aveva i numeri civici di colori diversi, ho provato a fare un raffronto con le bandiere dei rioni, che si sfidano nelle gare remiere: sono rimasta delusa.
"Giace Livorno sul mar Tirreno a gradi 43, 33',5" di latitudine Nord, ed a gradi 7, 56', 30" dilongitudine Est da Parigi. Dista da Pisa a settentrione chil. 19 ; da Firenze a greco chil. 77 ; da Arezzo a levante chil. 125; da Siena a scilocco chil. 85; da Portoferraio a mezzogiorno chil. 81; da Bastia a libeccio chil. 118; da Nizza a ponente chil.242; da Genova a maestro chil. 140.
Grandi ed alcune belle son le sue piazze, specialmente la Piazza d'Arme, tra le prime d' Italia, la Piazza Carlo Alberto, S. Benedetto, Cavour, Mazzini. Larghe, regolari, pulite le sue lunghe vie, in particolar modo la Via Vittorio Emanuele, la Via De Larderel, Via Garibaldi, Via Borra, del Casone, Ricasoli, dell'Indipendenza e Maggi, degli Elisi e della Pace, Magenta, Corso Amedeo ed Umberto. I fossi che in molti sensi traversai!

Livorno sono di grandissima utilità pel suo commercio, e più lo erano quaud'egli fioriva; permettono alle barche di trasportar le merci fino ai molti e grandi magazzini che loro soprastanno; son varcati da sedici ponti, ed avendo comunicazione col fosso navigabile che sbocca in Arno a Pisa, per esso mantenevano aperto e facile il commercio con Pisa stessa e Firenze, e particolarmente coi paesi che, in questo tratto, presso l'Arno risiedono. La Comunità si estende lungo il rio "Lugione a Nord e ad Est ( che entra in mare poco sopra il Marzocco ), i vecchi mulini sulla Valle Benedetta, il torrente Chioma al Sud, ed il mare ad Ovest: le appartiene anche la Gorgona.
La città si divide in tre mandamenti: di S. Marco, di S. Leopoldo, del Porto.
Ha un corpo di guardie daziarie di 133 uomini; uno di guardie municipali, pel servizio di polizia urbana e rurale, composto di 69 individui; uno di pompieri d'uomini 26. Mantiene una Congregazione di Carità, per mezzo della quale spende circa 60000 lire annue tra sussidi mensili o straordinari alle famiglie indigenti, e baliatici. Vi sono i consoli o viceconsoli di tutte le nazioni; una sessantina di famiglie nobili; un magnifico Seminario Gavi dal vescovo suo fondatore; un grande e bel Ricovero di Mendicità per la città ed il comune, in cui i validi sono addestrati nelle arti e nei mestieri; due Case Pie per gli orfani d' ambo i sessi eccellentemente organizzate; un Tribunale Civile e Correzionale, che agisce ancora come Tribunal di Commercio; una Camera di Commercio ed Arti, che rappresenta e promuove presso il governo gl'interessi commerciali e industriali; una Borsa per la riunione degli uomini di commercio; una Banca succursale alla nazionale del regno; un'altra Nazionale Toscana, ed una dei Pubblici Pagamenti.
Una Biblioteca pubblica con 40.000 volumi, una Società delle biblioteche popolari che ne ha aperte due, in Livorno l'una, all'Ardenza l'altra; un Gabinetto Scientifico Letterario; una Società Promotrice della cultura popolare; un Circolo Filologico per lo studio delle lingue; una Società di S. Vincenzo dei Paoli che benefica le famiglie indigenti; una Società Cattolica Promotrice delle buone opere divisa in due sezioni, maschile l' una, femminile l' altra, la quale la beneficenza, la carità.




Un vasto spedale civile per ambo i sessi con più di 500 letti, uno militare ed uno israelitico; una Cassa di Risparmi affiliata a quella di Firenze; un Monte di Pietà con due
Montini dipendenti; cinque uffici d' Asta Pubblica; una Compagnia del Bottino per l'escavazione delle miniere argentifere presso Pietrasanta e Stazzema; una Società per l' escavazione delle miniere carbonifere nelle maremme toscane.
Hannovi una ventina tra Compagnie ed Agenzie di navigazione a vapore od a vela, pel trasporto dei passeggieri o delle merci in tutte le parti del mondo; venticinque Compagnie d' Assicurazioni: marittime, contro gl' incendi, lo scoppio del gas, delle macchine a vapore, sulla vita dell'uomo, o sui trasporti; cinquanta medici chirurghi (sedici dei quali commutativi, dieci in città, sei fuori); quindici medici; trentadue farmacisti; quarantacinque avvocati ed altrettanti procuratori; diciotto notai pubblici; ventinove professori di belle lettere o di scienze; cento cinquantasette maestri di scuola; cento settantanove maestre; dieci interpreti delle varie lingue; dieci pittori a olio od a fresco; cinque scultori; cinquanta periti in lettere, arti e mestieri; quindici banchieri ed altrettanti cambia valori; quindici approvvigionatori di bastimenti; sedici spedizionieri marittimi e trenta per via di terra; quattordici tipografie, più due israelitiche; cinque litografie; dieci fotografie; diciotto laboratori di oreficerie e d'argenterie; undici laboratori in corallo; venti sartorie e grandi magazzini di vestiario; dieci primari alberghi.
Il terreno livornese, dice Emanuele Repetti, troppo umido dalla parte di settentrione e troppo arido presso i nostri monti, non è fertile tanto quanto meriterebbe la diligente mano dell'agricoltore. Esso è un tufo arenoso in cui rinvengonsi avanzi organici tanto palustri quanto marini di vegetali e di animali. Il nostro mare abbonda d'ogni sorta di pesci, dalle acciughe della Gorgona allo storione, e ne provvede parecchie città toscane.
Le nostre spiagge, prosegue il Targioni, son ricche di minerali conchiglie e fossili, dei quali fecero tesoro Tiberio Scali, nella sua bella e ricca collezione che, per colpa della città fu comprata in Inghilterra, e Giovan Battista Caterini, aggiungo io, la cui collezione il Municipio nostro ricusò di comprare.
Il piano di Livorno è circa cinque braccia più alto di quello di Pisa; comincia ad alzare dopo il Porto pisano fino ai monti livornesi. Se la pianura di Pisa fosse tutta al medesimo livello di quella di Livorno sarebbe un paradiso terrestre. Gli ortaggi ed i frutti vi sono saporitissimi, più che in qualunque altro luogo della Toscana, pel salino che ricevon dal mare.
Livorno è molto soggetto ai venti di mare i quali spessissimo variano direzione; dominano specialmente lo scilocco ed il furioso liboccio, raramente però vi forman turbini. Il gonfiamento delle acque comincia avanti che vi si senta il vento, esso lo annunzia vicino. Quella nebbia umida, formata di minutissime particelle d'acqua, sollevate dalla furia del libeccio, chiamasi spolverino salmastroso. Esso corrode l'intonaco dei muri, guasta le pitture, fa arrugginire il ferro ed il rame, corrode le foglie ed i teneri rami degli alberi, specialmente dalla parte che guarda il mare, e non permette loro che da questa stessa parte molto si dilatino. Spesso questi cità i nuvoli sopra Livorno, senza che abbian tempo di sciogliersi in pioggia e corrono ai monti pisani o fiorentini.
Il forte tramontano abbassa l'acqua dei fossi e del mare e l'allontana alcune braccia dal lido ordinario. Il maestrale levasi d'ordinario in estate verso mezzodì e seguita fino a notte, a volte seguita più giorni a fila; esso mitiga assai il calor della stagione.


Non essendo nel Mediterraneo molto sensibile il flusso e riflusso del mare, non lo è in conseguenza neppur sulla nostra spiaggia.
I monti livornesi formano una piccola giogaia a scirocco della città, da cui distano cinque miglia.
Nella direzione Nord-Sud vanno dagli umili poggi di Nugola, presso Colle Salvetti e la Tora, fino alla foce del Fine vicino a Vada, per una lunghezza di miglia 14; da levante a ponente son compresi tra la Via Emilia e la riva del mare, in una larghezza media di miglia sei.
La loro struttura fisica è in massima parte di macigno schistoso, spesso convertito in gabbro, specialmente ove si trova il villaggio omonimo.
Dalla parte del littorale scendono quasi a picco nel mare; da quella di terra s'abbassano gradatamente fino a confondersi colle pisane colline.
Montenero fra essi, il colle fiesolano di Livorno, è sparso d' amene case, di vaghi e ridenti casini, giardini e ville, ed è più incantevole di quel di Firenze per la varia e magnifica veduta di terra e di mare.
Sui monti livornesi sono i villaggi di Castell'Anselmo, di Colognole, del Gabbro, delle Parrane, di Castelnuovo della Misericordia, di Rosignano, e furon quelli di Nugola, di Limone, di Popogna, di Monte Massi, di Monte Rotondo, di Montenero.
Montenero di Livorno, scrive il Targioni, è abbondantissimo di piante rare, e molto stimate dai botanici; anzi esso è stato uno dei principali luoghi ove due dei restauratori della Botanica, Luca Ghini e Luigi Anguillara, abbiano fatto le loro ricerche".

I sobborghi di Livorno nel 700 

"Nel secolo scorso la città era divisa in cinque quartieri che avevan nome : S. Giulia, S. Francesco, S. Cosimo, S. Giovanni, Venezia Nuova.
La linea che chiudeva il primo quartiere faceva il seguente giro: Chiesa di S. Giulia, dietro il Duomo, Via del Casone, Via Serristori a sinistra, Piazza del Picchetto, Via Vittorio Emanuele, Gran Guardia, S. Giulia stessa: i suoi numeri eran rossi sopra fondo bianco.
Giro del quartiere S. Francesco: Porta Colonnella, Via Vittorio Emanuele fino alle logge dell'antica Tromba a destra, Piazza d'Arme, Via del Casone a destra, Via Reale fin dietro S. Sebastiano, e di nuovo Porta Colonnella: esso aveva i numeri neri su fondo verde. 

 S. Cosimo: Porta a Pisa (ov'è il Cisternino), Via Vittorio Emanuele fin di faccia alla Gran Guardia, una diagonale sino a Via del Porticciolo e al ponte grande di Venezia, volge a destra e segue il fosso fino al ponte dei Domenicani e di Fortezza Nuova, e per Via del Pantalone torna a Porta a Pisa; questo quartiere era numerato di bianco su fondo rosso; la Chiesa di S. Cosimo e Dannano (che più non esiste ) gli serviva di cura. 



 S. Giovanni: Via del Porticciolo sino al ponte di Venezia, di qui al ponte S. Trinità a sinistra, Piazza di Fortezza Vecchia, Via dello Scalo Regio fino a Porta Nuova ed a Porta Colonnella, Via Vittorio Emanuele a sinistra sino a Piazza d'Arme e di qui alla Borsa; era numerato di nero su fondo bianco. 
Vedute della città di Livorno - Acquaforte del XVIII sec. di G. Angeli e G.B. Salucci

 Venezia Nuova: comprendeva tutto ciò che è al di là del ponte S. Trinità, del ponte grande di Venezia e del ponte dei Domenicani; aveva numeri neri sopra fondo celeste".





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