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IL VIALE A MARE DI LIVORNO


Passeggiando sul nostro lungomare con una persona molto avanti con gli anni, sentii parlare, per la prima volta del Baraccone.
Provai a farmi spiegare di cosa si trattasse e mi disse che era uno stabilimento balneare che il comune aveva fatto costruire ed aveva il nome di "bagno per i poveri", nome tramutato dai livornesi, creativi ed ironici per natura, in quello di "baraccone".
Giuseppe Piombanti nella sua "Guida storico artistica della città e dei contorni di Livorno" (Gio Marini Editore 1873) ci racconta come sono nati i primi stabilimenti balneari e i giardini.

 
Lasciamo che sia suoi stesso a guidarci in questo viaggio a ritroso nel tempo.
“Prima dell'ingrandimento della città, erano in questo posto alcune casette sulla riva del mare, tutta ingombra da grande quantità d' alga che, nell' estate specialmente, tramandava ingrate e nocive esalazioni ; più innanzi l'umile ed antico borgo S. Jacopo.
Devesi al benemerito cav. avv. Luigi Fabbri, già gonfaloniere di Livorno, la veramente magnifica e rara passeggiata che al presente si vede, e fino all'Ardenza s'estende. Egli, nel 1853, vi fece por mano, e, guadagnando molto terreno sul mare, ci aprì la Strada del Passeggio, lungo la quale è stato a mano a mano formato un vario ed ameno alberato giardino, con sedili, fontane, grotte e boschetti. Questo grande lavoro fu il principio della trasformazione completa del luogo, imperocchè sorsero poi, come per incanto, su quella quasi deserta spiaggia, e case, e palazzine, e graziose villette, e vasti edifizi, che, da ogni parte d'Italia e di fuori, numerosi vi attirano i forestieri, a passarci la bella stagione od a fare i bagni”.
Ho trovato particolarmente suggestive queste parole:
“Andando sulla riva, di faccia alla porta della città, s'apre dinanzi allo spettatore la vista dell'amplissimo mare, il quale, o sia quieto e tranquillo, o, leggermente increspando le onde, venga con garbo a baciare la sponda, o, sollevato da impetuosi venti, si scagli furiosamente contro la medesima coi suoi alti e spumanti cavalloni, risveglia sempre mai, nella mente di chi l'osserva, l'idea del grande e del sublime”.

Prosegue:
"Il dottor Gerbone Squarci dette principio ai suoi bagni nel 1846, per concessione del governo, sopra il così detto scoglio della regina. Il quale ebbe tal nome perchè la regina d'Etruria Maria Luisa scavò nel medesimo un bagno, di forma quadra, cui andava l'acqua per quattro opposti canaletti, a guisa di croce. Ingranditi successivamente , occupano ora un isolotto, unito alla terra da ponte carrozzabile.


Cartolina d'epoca dello Scoglio della Regina
E ha una piazza alberata, per comodo dei bagnanti, e le stanzine pei bagni sono in massima parte murate. Il proprietario stampò, nel 1855, una Guida pei bagni di mare, in cui si contengono precetti e consigli di molta utilità per coloro che li fanno.

Lo scoglio della Regina e il cantiere navale
Si vedono poi: il già lazzeretto S. Rocco; i bagni pei poveri, fatti nel 1872, dove nell'estate venivano solamente erette pel passato alcune provvisorie baracche
Il "Baraccone", si trovava nell'area della Bellana.
il vecchio ed il nuovo molo coi loro bastimenti; la superba rotonda torre del fanale;
quella della Meloria, per indicarne la secca ; la Gorgona, la Capraia e le altre isole più lontane; il torrino, a segnale dello scoglio della Vegliaia, i bagni Garbini; (...)
I Bagni Garbini
Il Municipio nel 1864 cedeva per 25 anni il terreno, al principio della strada del passeggio, ad una società, presieduta da Maurizio Mejeri, perché vi formasse un delizioso giardino, che chiamarono prima d'acclimatazione, ed ora giardino al mare. Essa chiuse e finì d'adornare quel sito, lo illuminò bellamente a gas, fece una terrazza sul mare, vi pose ristoratore, musica, fuochi d'artifizio, tombole con premi, ed altri divertimenti, e lo aprì al pubblico il 24 Giugno dell'anno medesimo.

I Giardini a Mare si trovavano fra il largo Bellavista e i Bagni Squarci
"Nel 1868, al primo direttore subentrò Giovanni Glyn il quale, quattro anni dopo, vi aggiunse il teatro. Nell'estate, in cui il giardino è maggiormente frequentato, la direzione riceve abbuonamenti annui, per le famiglie, a lire 25".

Dal 1880 sulla Spianata dei Cavalleggeri, lo stabilimento Eden divenne un vero e proprio parco di divertimenti, con teatro, montagne russe, la Birreria Monaco.

 Sulla Piazza di Bellavista, rimpetto al giardino, è stato, fino al 1872, il cimitero dei Turchi, di forma quadra, cinto di muro merlato.
Sulla spiaggia, di rincontro alla Via del forte dei Cavalleggeri, fu eretta sotto i Medici una non grande torre, a difesa della costa, alla quale poi aggiunsero un fortilizio con alcune case, ove risiedeva un distaccamento di vigilanza dei cacciatori a cavallo; venne tutto atterrato nell'estate del 1872.


Nel 1781, accanto ad esso, dalla parte del fanale, si edificò, lungo la spiaggia, una casa, sormontata da terrazza ed anteceduta da piazza con alberi, ad uso di bagni caldi o naturali, d'acqua dolce o di mare.

Li chiamavano i Bagnetti dei Cavalleggeri; furono in principio del Baretti e poi del Cocchi; cessarono nel 1852, pei lavori del nuovo porto, e li distrassero venti anni dopo, col forte stesso.




 I bagni di Vincenzo Pancaldi ebbero cominciamento nel 1846, nella così detta cala dei Cavalleggeri, presso il bagno del granduca. Essi furono quasi tutti scavati nello scoglio; sono i più numerosi ed i più frequentati. Constano di diverse parti tra loro unite da ponti; v'hanno isolotti e terrazze, pel respiro dell'aria di mare, e sale d'aspetto. In questo luogo, in cui si trovano, fin dal 1867, bagni caldi freddi, dolci e marini, a corrente continua, per semicupi, per irrigazioni, per docciature a diversi gradi, c'è pure una stanza, per la respirazione dell'acqua di mare polverizzata, utilissima ai lenti morbi polmonari. Essa contiene uno strato d' alga marina fresca, sotto un pavimento di legno traforato; ai due angoli, sulla diagonale della stanza, stanno due tronchi dicono mobili, sottilmente forati, pei quali, da un deposito soprastante d'acqua marina, fornito da una macchina a vapore, sgorga con forza l'acqua medesima, ed, urtandosi, si polverizza. Cade in parte in una sottostante vasca marmorea, l'altra resta natante nell'atmosfera, e vien respirata dai circostanti malati con grande loro vantaggio. Il prof. Luigi Bosi afferma che, nel tempo di questa respirazione, gli ammalati sentono subito tanto sollievo ai loro mali, da ricercare essi medesimi tal cura, con molto desiderio e speranza. Ivi si calma la tosse, risvegliasi l'appetito, divengono più normali le azioni cardiache, si fa sentire l'utile bisogno della quiete e del sonno.
In una statistica triennale di malati, qui curati coll' idroterapia marina, si notano oltre 200 casi di malattie o totalmente, o quasi totalmente guarite, specialmente di scrofole e di tisi polmonare.
Ci si trova sempre, nell' estate, un professore curante".
Il letterato livornese Yorick così li distingue: «Hanno un carattere più francamente allegro e chiassoso. Nel giorno sono un continuo viavai di gente buontempona, mescolata in tutti i colori e da tutte le sfumature sociali, che viene per divertirsi senza rispetti umani e senza restrizioni mentali. Il luogo è delizioso, l'acqua purissima si frange mormorando sulla spianata rotonda, che è la punta estrema dello stabilimento....»
 (Yorick - P. Coccoluto Ferrigni, Cronache dei bagni di mare, Pisa 1868, p. 341).
 "Dove è ora l'ingresso di questi bagni passava prima un fosso, che dal mare inoltravasi nella Piazza delle Isole, e vi formava come un piccolo porticciolo.
Nella piazza stessa al n. 3, è stato lo spedale pei malati di febbre gialla, di tifo petecchiale, e di colera ; ora ci sono due scuole primarie ; dirimpetto fu una fabbrica di velluti e d'altri inferiori tessuti, e nella casa, in fondo alla piazza, stavano i soldati
a custodia della polveriera, situata di là dal fosso.
Abbiamo già detto che il borgo S. lacopo venne edificato in principio pei Greci, i quali servivano specialmente nelle galere di S. Stefano.
Avanti d'arrivare alla Chiesa di S. lacopo si trovano i battuti e limpidi bagni sopraccennati, fatti su quella scogliera, ottimamente scelta, da Giuseppe Santi Palmeri fino dal 1840; dopo sono stati ingranditi ed abbelliti, e ci sono al presente tutte le comodità che si posson desiderare. È notevole specialmente un lungo braccio, che assai s'inoltra nel mare e finisce in una bella. ed ampia rotonda, per la perfetta respirazione dell'aria marina; hannovi terrazze, sale di riposo e di biliardi, e poi trattoria e caffè, come nei bagni antecedenti.


I Bagni Trotta

L'anno 1845, nello stabile segnato col n. 40, e conosciuto col nome di villa Palmeri, s'aprirono bagni caldi d'ogni genere, cui poscia s'aggiunsero varie sale per la respirazione dell'acqua marina, e d'altre acque medicinali, polverizzate con apparecchi preparati dal prof. Mathieu di Parigi ; ora appartengono ai sig. Antonio Ferrari e Carlo Meyer. Nella villa Palmeri dimorò Vittor Ugo e Alessandro Dumas; Alfonso Lamartine vi scrisse alcune bellissime poesie, ed il prof. Federigo Ozanam il Libro dei malati , a suo ed altrui conforto".




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