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IL BAGNO DEI FORZATI



Se vi trovate a passare il Via Fiume e avete l'accortezza, quando siete in prossimità della Questura, di abbassare gli occhi, potete vedere quanto resta dell'antico complesso del Bagno dei forzati, su cui venne poi costruito l'Ospedale di Sant'Antonio.

 


Con l'aiuto di alcuni libri dell'epoca (elencati a fine pagina) cerchiamo di immaginare come fosse fatto e quale sia stata la sua evoluzione storica.



Il Bagno dei Forzati
“Fra le vie della Rosa Bianca, della Banca e dei Magnani si vedono le mura del vecchio ergastolo, edificato da Ferdinando I nel 1602.


Vi si tenevano i barbareschi fatti schiavi dalle galee dei cavalieri di S. Stefano, i condannati al remo ed i buonavoglia; c'erano pure i quartieri per gli ufficiali di marina, una chiesetta ed un piccolo spedale”.


L'autore, in una nota al testo, ricorda che:
“Si chiamavano buonavoglia coloro che si vendevano per servire nelle galere, ossia i galeotti volontari; di qui il titolo di buonavoglia dato comunemente in Livorno ai poco di buono”.



“Ha contenuto fin quattromila forzati, ed a volte vi furono condannati i debitori.
Dopo ci fecero dietro un'aggiunta in cui aprirono 58 buche da grano: la chiamavano lo spiaggione dello spedale, ed aveva l'accesso in Via dei Magnani, ove l'ha ora l'ospedale stesso".
Il Wiquel, nel Dizionario di Cose e persone livornesi, ci riferisce che dal punto di vista architettonico, l' edificio si presentava come una fortezza quadrilatera. “Era delimitato con mura a scarpa in mattoni, alla cui sommità si snodava il camino di ronda: ad ogni angolo vi era una postazione con una campanella con la quale i soldati di turno davano segni convenuti. Al centro si apriva un vasto cortile con al centro una cisterna dell'acqua vicino il lato sud un pozzo. Sul lato meridionale si apriva uno scalone a tenaglia che dava accesso ai piani superiori e ai quartieri delle guardie. Vi si aprivano i locali dei forzati con vasti cameroni per dormitori”.



Il padre cappuccino Ginepro da Barga, era il padre spirituale del Bagno. In un libro scrisse le sue memorie conservate nell'archivio dei padri cappuccini a Firenze. Anche lui faceva notare la forte diminuzione dei forzati nell'anno 1706:

Forzati n. 537
Buonevoglie n. 144
Rinnegati ribenedetti n. 17
Turchi n. 516
Turchi battezzati n. 13

“Il numero di costoro [Turchi] in oggi è assai tenue in comparazione de' tempi passati, quando le galere non facevano quasi viaggio che non portassero a Livorno più centinaia di schiavi. Ma
ora che sono scorsi molti anni senza aver fatto preda né par d'un Turco, perciò il numero di questi è notabilmente diminuito; e dove prima vi era ciurma sovrabbondante per sei galere, adesso appena basta per tre.
I marinai poi arrolati, con i loro ufficiali appartenenti alla Marina, trovo che ascendono al numero di 435”.
"Nel tempo stesso, in cui la Compagnia della Misericordia faceva demolire la fatale Cappella, il Governo pensava invece ad innalzare per uso dei molli schiavi Turchi, che fatti prigionieri dalle Galere Toscane, stavano nel Bagno incatenati, ventitrè piccole Botteghe sotto le mura del Bagno medesimo , ( che sono quelle che già sussistevano a terreno nella via volgarmente detta dei Magnani ) onde potessero ivi vendere i lavori di mano, che era loro accordato di fare a proprio vantaggio.
(...)Io stesso sovente ho veduto gli Schiavi Barbereschi , tenuti colla catena al piede nel
Bagno andare vestiti di grossa lana verde per la Città a ripulire le strade, essendo addetti ai pubblici lavori alla pari dei condannati in galera per delitti commessi ; poiché nell' istesso modo venivano allora trattati i prigionieri Cristiani nei Bagni dell' Affrica quando cadevano nelle mani dei Barbereschi”.
Successivamente i forzati furono spostati all'interno della Fortezza Vecchia.
 “Pietro Leopoldo nel 1766 fondò nel vecchio Bagno dei forzati un Istituto di Marina, con insegnamento teorico pratico, che visse fino al 1796; i suoi alunni si chiamavano cadetti di marina”. 
Negli anni successivi il Bagno dei forzati venne inglobato sia all'interno della struttura dell'Istituto di Marina che nell'Ospedale di Sant'Antonio.
Durante la demolizione dell'ospedale, nel 1938 venne alla luce la muraglia a scarpa del Bagno, che alla base misurava alla base m. 4,70 di spessore.
I bombardamenti danneggiarono in modo gravissimo l'intera area. Attualmente sorge al posto delle antiche strutture il Palazzo del Governo e il Palazzo del Portuale.
Fonti:
G. Wiquel – Dizionario di persone e cose livornesi
G. Piombanti "Guida storico artistica di Livorno e dei suoi contorni" 
 












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