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Un animo inquieto a Livorno: Percy Bysshe Shelley



Di un così grande poeta resta veramente poco da dire, che non sia stato già detto.
Dal maggio fino a settembre del 1819 ha vissuto a Livorno in villa Valsovano. Abitazione che si trova in via Venuti al numero 23.

L'ingresso di Villa Valsovano

Mary ShelleY Wollstonecraft, ne fornisce una descrizione:
"La nostra villa era situata in mezzo ad un podere: i contadini cantavano lavorando sotto le nostre finestre, durante gli ardori di una stagione caldissima; alla sera la ruota della macchina irrigatrice scricchiolava al  venire dell'acqua e le lucciole scintillavano tra la siepe e il mirto: la natura era bella, piena di sole, gioconda o variata da terribili e maestosi uragani, quali non avevamo mai veduti.
Nell'altro della casa vi era una specie di terrazzo. Se ne trovano spesso in Italia, ma generalmente coperti: questo era molto piccolo, ma non solamente coperto, ma anche invetrato; e Shelley ne fece il suo studio. Quel terrazzo guardava sopra un'ampia prospettiva di fertile campagna, e dominava sopra una parte del mare vicino (...) le burrasche che qualche volta variavano la nostra giornata apparivano sommamente pittoresche, come se laciate attraverso il pieno oceano: qualche volta le fosche, livide nubi si abbassavano sino all'onde, e divenivano trombe, che di sotto in su sbattevano le acque come se queste fossero sospinte e sparpagliate dalla tempesta. Altre volte la luce abbagliante del sole ed il calore rendevansi quasi intollerabili, ma Shelley scaldavasi invece ad essi, e la salute ed i suoi spiriti si ravvivavano sotto la loro influenza".
 
Qui compose alcuni dei suoi poesie e la tragedia Beatrice Cenci.


Vi cito una pagina del suo diario, in cui descrive, come fosse un dipinto, quanto riesce a percepire dalla finestra della sua camera.

1 Luglio 1820.
Intanto libeccio aggirasi vorticoso con sibilo incostante e monotono: i vapori che precorrono il tuono si addensano sui monti a guisa di un manto avvolto alle ampie ed ignude loro spalle.
Il grano maturo ondeggia come oceano sotto l' aria agitata; e le viti tremolano diffusamente in tutti i loro intralciati filari; il mormorio del mare che ingrossa riempie le silenziose pause del vento; la collina prende un aspetto sinistro fra la bianca elettrica pioggia.
Dalle valli di dietro l'interrotto tuono in cupe voci rimbomba, mentre dall'alto un solo azzurro spiraglio di cielo sorride, come l'occhio d'amore che vigila sul mondo irrequieto.
Il primo Luglio di due anni dopo Shelley fece ritorno a Livorno dalla città di La Spezia, dove si era trasferito.
La sua grande passione per la navigazione lo portò, soltanto una settimana dopo, a ripartire malgrado le avverse condizioni del mare.
Le parole scritte due anni prima acquistano la parvenza di una amara profezia.
Naufragò in mare aperto ed il suo corpo fu ritrovato nelle vicinanze di Viareggio.
Aveva solo trent’anni.

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