"Voce diffusa e veritiera è che manchi l'arte a Livorno: ma di questa manchevolezza o deficienza, bisogna ricercare la causa; e bisogna pure vedere se la sentenza può e deve essere definitiva. "Un minuscolo villaggio, munito di castello - scrive Gino galletti, da cui pigliamo alcune note della sua chiara e bella monografia di Livorno - non poteva seguir da vicino nelle espressioni del genio artistico, le città che, come Pisa, Firenze, Siena o Lucca, vantano secoli di floridezza e di potenza. L'imperiosa urgenza di fortificare il villaggio o il castello; le cure vigili e necessarie per proteggere il porto e completarlo, in diverse epoche, di opere salde contro l'impeto delle tempeste e delle correnti marine, fecero sì che a Livorno fiorisse se non l'arte della vaghezza, certo quella della forza; non l'architettura che si esplica per mezzo delle linee pure e degli ornamenti leggiadri; contro le invasioni e gli assalti nemici, si erge nella sua maestosa rudezza, l'antica architettura militare.
Ora, se i monumenti d'arte parlano, con la storia delle vicende dei popoli, i Livornesi debbono ricercarli appunto nell'architettura militare.
La Fortezza Vecchia ha sentito premere intorno a sé l'ira degli assalitori e dentro palpitar l'anima dei difensori. Come la vediamo oggi - sebbene non le manchi qualche profanazione muraria - mette in fondo alla Darsena una nota aspra ma pittoresca, che ferma lo sguardo ai formidabili bastioni che si affondano nell'acqua e dai quali si eleva la valida torre rotonda che la contessa Matilde fece costruire otto secoli addietro.
La Torre del Fanale
e il Molo Nuovo possono dirsi due meraviglie dell'arte e della proporzione.
Ma se vogliamo ritrovare una bella forma d'arte monumentale, ecco alla spiaggia arenosa, nel punto dove anticamente ferveva il Porto Pisano
la torre marmorea del Marzocco, edificata dai fiorentini nella prima metà del secolo decimoquinto. Ottagonale, snella, nitida, bianca, sembra balzata fuor delle onde, che la lambiscono sempre, con la
minaccia di lasciarla alla terra, come le vecchie a lei prossime, che sono ruderi cadenti.
Né bisogna dimenticare la torre che sorge presso la scogliera del Lazzeretto di San Leopoldo
agile, merlata, rotonda, con terrazza circolare in alto, tale da ricordare le costruzioni militari del trecento o del quattrocento; mentre il Lazzeretto (ora Accademia Navale) risale all'ultimo scorcio del secolo decimottavo.
Opera egregia d'ingegneria è il Molo Mediceo (Porto Vecchio) che tre granduchi vollero dare a Livorno, otto ingegneri ne idearono e ne diressero i lavori.
L'architettura militare e navale ha, dunque, in Livorno, esemplari che il tempo, per fortuna, non ha distrutti e che l'attenzione dei contemporanei non sa, forse, degnamente apprezzare.
Per l'architettura navale basta il cantiere degli Orlando: gloria fulgida non di Livorno solamente, ma dell'Italia, e dell'industria, della scienza e dell'arte costruttiva".
Bellissimo articolo, la città portuale deve la forma in primis alla funzione militare e difensiva...difatti
RispondiEliminaGrazie.
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