Le Case Pie, il primo palazzo sulla vostra destra. |
Giuseppe Piombanti nel suo scritto "Guida storica e artistica della città e dei contorni di Livorno", parla di due importanti realtà assistenziali presenti a Livorno fin dalla fine del 1600.
Leggiamo quanto riportato nel testo:
"A cagione dell'eccessivo numero di poveri, specialmente forestieri, che erano in Livorno, il governatore Del Borro ottenne da Cosimo III il permesso di mandar via gli estranei, e di chiudere i livornesi dell'uno e dell'altro sesso in una casa della Venezia nuova (Via degli scali delle Saponiere n. 6), la quale si aprì a tale scopo il 15 Maggio 1682, e la chiamavano Casa de poveri rinserrati.
L'opera pia Ceppi di-Prato, cui apparteneva quella casa, alcuni anni dopo , edificò dirimpetto uno stabile grandioso; finita la parte centrale, la Pia Casa dei poveri di Livorno la prese a fitto, per ordine del granduca, e ci passaron le femmine.
Circa
il 1717, in cui era già finito il nuovo edifizio, ed anche
accresciuto dalla parte di dietro, venne posto totalmente a
disposizione della Casa Pia, e andarono ad abitarci anche gli uomini".
"La
promiscuità dei ricovrati produsse forse degl' inconvenienti , onde
, licenziati gli
uomini, ci rimasero le sole donne. In qual modo poi e quando, da
ricovero di mendicanti, come fu in principio, si trasformasse in
orfanotrofio per le fanciulle non s' è potuto in verun modo trovare.
Cosimo
III lo provvedeva d'una chiesetta sul disegno, credesi, del Fantasia,
dedicata all'Assunzione di Maria ed a S. Giuseppe. È circondata di
grate che la mettono in comunicazione col luogo pio; ha tre altari,
una cantoria per le alunno, molti ornati in istucco, pitture non
pregevoli: sotto l' altar maggiore si conservano le reliquie di S.
Alessandro martire". Le Case Pie |
"Nel
Maggio 1853 i governatori, togliendovi le maestre secolari ,
affidarono l' educazione e l'istruzione delle orfane alle Suore della
carità, le quali apportarono alla Casa Pia la rigenerazione nello
insegnamento religioso , morale e civile non che nella economia. Le
alunne imparano, sotto la loro abile direzione: leggere, scrivere,
aritmetica, grammatica italiana
ed anche francese, storia sacra, geografia; poi i mestieri di
corallaio, di sarte da uomo e da donna, di stiratrici e fioriste, di
cucitrici in lavori ordinari e finissimi, di ricamatrici in seta.
Ci
sono già uscite parecchie maestre approvate di scuole comunali. La
Congregazione dei governatori, in una stanza vicina all'ingresso,
pose un bel marmo l'anno 1856, in cui sono scolpiti i nomi dei più
insigni benefattori delle Case Pie.Cinque anni dopo, la casa delle orfane con grandi, costosi e ben intesi lavori fu migliorata sotto tutti i rapporti.
II governator di Livorno marchese Carlo Ginori, desiderando che la nostra città avesse pure un ricovero pei ragazzi poveri, abbandonati od orfani, nel quale dovessero essere istruiti nei mestieri e nelle lettere, per poter quindi prestar servizio ancora nella milizia o nella marina toscana, d'accordo coi primari negozianti, ottenne dal governo il permesso di
edificarlo
li 28 Novembre 1754, e ne affidò la cura all' amministrazione della
Pia Casa delle femmine".
Viale Caprera |
Avuto
perciò il cimitero della Venezia nuova, a condizione d' aprirne un
altro presso quello degli Olandesi, com' è stato già detto, e di
rifar pure la chiesetta della compagnia dei Catecumeni che in detto
camposanto esisteva , l' arcivescovo di Pisa pose, con molta
solennità la prima pietra del Refugio il 4 Maggio 1755".
All'interno della prima pietra fu murato un tubo di piombo con all'interno questa iscrizione:
“Heic ubi nuper plebis coemeterium nitidam urbem deturpati at , calechumenorum angustus asylus, ubi ioAa.litiu.rn. christianae piatati obscuro in loco operam dabat, decretati» est ornatius sacellum et novam ampliiiimam domum excitarc , ibii/uc alimentarioi pueros ,vel orphanos parentibus, egestosis aut incertis natoi, turpiter patam vagantes, conitilutis legibus et arctiori disciplina co/libere, eorumque educationi seduto incombere, ut alt infantia parentem patriam experiantur , et alimenti* ejus ad aetatem jadicio parem perveniant , ut bello si opus sit inserviant, pacis artes cutant, navigalioni praesto sint. Commercium magis atque magis ampUflcent, imperante Cassare Francesco semper augusto, magno Etruriae duce, plaudente senatu et populo liburnensi , ex aere contalo, opus incoeptum IV nonas Mati anno 1755.
Nova aede sacra a Franeisco ex comitibus Guidis archtepiscopo pisano rite etpublice dedicata , monumentimi hoc posteris erudiendis decuriones posuerunt”.
I livornesi chiamava gli orfani "ragazzi del camposanto" dal luogo dove venne costruito il Refugio.
"Il
primo Gennaio 1757 l'Istituto fu aperto; era costato lire 49000;
30000 le dette la
carità cittadina, le altre le aveva imprestate il marchese Ginori.
Il
cav. Carlo Michon vedendo che gli artigiani della nostra città
facevano nei loro lavori errori grossolani, ignoranti com' erano
delle regole di pro porzione e d'armonia, venne nella generosa
determinazione di fondare e dotare al Refugio una scuola, nella
quale s' istruissero i ricovrati e gli esterni nella geometria, in
quanto riguarda l' architettura e l'
agrimensura, negli ordini greci, collo studio dei migliori edifizi
antichi e moderni, nell'ornato, nella prospettiva, nell'agrimensura.
Essa
fu aperta il 2 Maggio 1825, corredata abbondantemente di strumenti,
di gessi, di modelli, di mappe, di stampe, di libri. E , ad
incoraggiamento allo studio , fissò pei migliori l'annua
distribuzione d'una bella medaglia di bronza o d'argento, che fu
incisa dal livornese sordomuto Giovanni Lorenzi, valente discepolo di
Morghen.
Ci
sono le arti : dello stampatore, dell' intarziatore, dell'
intagliaiore, dell' ebanista, del pulimentatore, del tornitore , del
falegname , del tappezziere , del legatore di libri, del calzolaio,
del doratore e del verniciai ore.
Gli
alunni hanno una scuola primaria interna, e sono anche istruiti nella
musica vocale e negli esercizi militari culla carabina.
Gli
alunni del Refugio vennero prima tenuti in casa ove imparavano alcune
arti , ma , per mancanza
di luogo, di mezzi e di buoni maestri, i resultati non erano
soddisfacenti; però, dopo il restauro, il miglioramento e la
riorganizzazione dello Istituto, nel 1857 i governatori deliberarono
di man darli ad apprendere i mestieri nelle diverse officine della
città, sperando di farne così onesti e bravi artefici.Rimasta delusa tale speranza, le officine furono impiantate con ingente spesa nella casa pia, e le aprirono il primo Gennaio 1871, dando loro di poi il nome d'Istituto Professionale Aristide Castelli, perché questo munificente e benemerito livornese aveva donato per le medesime lire 60000".
L'interno del palazzo del Refugio così come si presenta ancora adesso. |
"Le
Case Pie furono fin da principio mantenute dalla carità dei
cittadini; Cosimo III somministrava pezze 50 il mese.
Al
presente si mantengono: colle rendite proprie patrimoniali, colla
tassa di registro del mezzo per mille sopra le somme assicurate nelle
scritte di sicurtà marittime, con lasciti ed elemosine, col prodotto
del lavoro dei ricovrati. 'La direzione e l'amministrazione delle due Case Pie risiede in una Congregazione gratuita di dodici governatori, la quale fu sempre autonoma, eccettuato il periodo del dominio francese in Toscana; compilò da per se le prime Costituzioni del 1765, e, vinta la lite col Comune di Livorno che, nel 1865, aveva deliberato di volersene impossessare, rifece il nuovo regolamento nel 1867.
L'Istituto
accoglie i fanciulli poveri cattolici d' ambo i sessi, nati nel
Comune, privi di tutti e due i genitori o d'uno, illegittimi, ed anco
legittimi ma a retta, fra i 9 anni e i 12 se maschi, tra i 7 e i 10
se femmine; i primi ci son mantenuti fino ai 19 anni, le seconde sino
ai 20;
uscendo ricevono una somma raccolta sui loro lavori, e le donne anche
una dote.
I
maschi nel 1873 erano 61, le femmine 156".Le Case Pie sono state distrutte dai bombardamenti della seconda guerra mondiale.
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